Esistenzialismo ai tempi della Crisi

Esistenza - Vita = Crisi.


Esistevano un tempo l'amore, le illusioni, i sogni e le aspettative, le lettere, era prima della Crisi, quando i viaggi in treno e le corse per arrivare ai desideri erano più corte.
Esisteva qualche delusione fa, un me diverso, un più magro ragazzo pieno di libri e parole, fatto di Plutarco, di desideri inespressi e dal futuro sfumato d'incertezza.
C'era anche una ragazza, nei suoi occhi il verde puro dei vent'anni, tra le sue mani la felicità del suo ragazzo, c'erano speranze e desideri in quell'amore che come un'onda attaccava la riva e si ritirava e come il mare era mai domo. In quell'amore puro e semplice in cui la bellezza dei momenti era l'unica regola, irruppe un giorno il mondo, era un giorno che il sole era troppo caldo e scottò le anime dei due ragazzi, e si sa, le lacrime sopra le ustioni nulla guariscono. La stranezza dell'uomo è che più la vita lo ferisce più lui si ostina a viverla e farsi violenza da solo, sperando e credendo alla felicità.
La crisi mondiale non era prevista, la mia crisi esistenziale era probabile, un economista l'avrebbe giudicata auspicabile, necessaria per una crescita futura. Non vedevo quali future prese di beneficio avrei potuto avere un domani, e continuare a respirare mi sembrava un investimento per cui non valeva la pena rischiare, specie d'inverno.

Nichilismo + Solitudine = Crisi


La crisi arrivò come in quel quadro di Van Gogh, quello che si dice sia l'ultimo da lui dipinto prima del suicidio, nuvole nere su campi di grano dorato. Le persone non valevano più nulla, anche quelle che valevano qualcosa, ognuno batteva una moneta diversa per i rapporti sociali e nessuno pagava. Tutti desideravano l'amicizia, l'amore, la felicità e nessuno voleva fare nulla per darli oltre a riceverli. Eravamo incastonati in migliaia di solitudini coperti da mille schermi, al riparo dalla luce del sole e dalla pioggia che il cielo ferito piange. La crisi arrivò in un intervallo di una commedia che non faceva ridere.
La crisi non era crisi, era una fine ed un nuovo inizio, non so da allora quanti siano sopravvissuti e quanti siano morti, di sicuro le poche anime libere della terra si sentono inevitabilmente sole.
L'esistenzialismo non andava di moda da anni e nemmeno ora che l'esistenza era a rischio la gente leggeva Camus, come in La Peste, quasi nessuno sarebbe sopravvissuto, i cambi di paradigma sono come le pestilenze, cambiano le regole, e noi giochiamo ancora con regole che ci vedranno perdere.

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